Note |
La _Passione di Cristo_ è - senza peccare di blasfemia, in modo traslato - "la passione di Gibson": la passione per un'idea di cinema che si confronta con un mistero della fede e ne rivela la forza visiva da "arma letale". Le immagini rallentate, i primissimi piani, l'ostinata dilatazione temporale, la persistenza della tortura e dell'afflizione riportano a un'istanza epica del racconto, al rifiuto di una convenzionale e diffusa drammaturgia in tre atti e di una "riscrittura" delle stazioni della Via Crucis; alla scomposizione percettiva di un cinema sperimentale, underground rispetto al mainstream e ai costi di Hollywood. Uno spettatore ignaro della lettera evangelica sulla passione e sul martirio di Cristo e - prima ancora - sulla vicenda terrena del figlio di Dio (i flashback non sono sufficienti) stenterebbe a comprendere cosa stia accadendo (un condannato a morte non può e non vuole fuggire, e accetta il proprio supplizio in nome di una legge suprema e implicita) e non capirebbe chi sono nella folla - a parte la figura della madre - le persone che soffrono con l'uomo umiliato, percosso, maltrattato, deriso e infine crocifisso.
|