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Il film lavora sui meccanismi dell'inconscio in modo pressoché perfetto, lanciando lo spettatore in un vortice di angoscia che diventa quasi insostenibile. Gli squali - quasi invisibili - che si agitano nel mare oscuro delle Bahamas e che minacciano la coppia di subacquei dimenticata in mare aperto durante un'escursione, incarnano la metafora di quanto accade oggi nel mondo, con il terrorismo che si muove intorno a noi ma senza che ci sia concesso sapere quando e dove colpirà. Ecco, la forza intrinseca del film sta nel liberare questo terrore cieco. Ma quella estetica? Quella non c'è, il film non esiste da un punto di vista narrativo e tutto il prologo, sarà anche per l'uso del digitale, sembra un inutile orpello così come i dialoghi tra i naufraghi che talvolta sono persino comici e che ci allontanano dal vero scopo del film: misurare la nostra paura.
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